Gianfranco Tognarelli |
Gianfranco Tognarelli : Transiti”
Con i dipinti del ciclo “Transiti” Gianfranco Tognarelli sembra giunto ad un punto di svolta nella storia della sua pittura. Le premesse figurative della sua formazione all’Accademia di belle Arti di Firenze sembrano ormai definitivamente abbandonate,superate nella ricerca di un linguaggio in cui l’espressione prende il sopravvento sulla descrizione. Transiti occupa un periodo di lavoro che va dal 2005 ad oggi, ma le opere appartengono per la maggior parte al 2011 – 2012. Una delle prime, “Transito instabile”, reca la data del 2005, e pare un “programma” di tutta la pittura successiva: qui la forma è divenuta completamente astratta, ma di un astrazione non geometrica, anche se qualche ricordo “postcubista” si potrebbe rilevare nella tendenza ad accordare linee curve e linee rette, tuttavia si tratta di un linguaggio che affonda in quello che viene definito”espressionismo astratto”. L’uso di termini letterari per definire forme pittoriche è, per sua natura, sempre ambiguo. Si corre il rischio di etichettare un processo espressivo, sempre complesso, in formule scritte che spesso finiscono per fuorviare. E’ vero tuttavia che la pittura di Tognarelli cerca, come ha scritto Rosella Federigi, “di denudarsi dell’imposizione iconica”, anche se questo può risultare alla fine più un progetto che un esito. Tale intento, per così dire ideologico, della pittura di Tognarelli apparirebbe anche enunciato nel Manifesto, Transiti Paralleli, che egli con l’amico e sodale pittore Maurizio Governatori, ha elaborato: “Senso e segno non dialogano: o è solo segno lavoro o è solo senso esterno all’arte”. In modo ancor più emblematico i due pittori scrivono:”Transiti è un insieme di situazioni che non hanno un passato, un futuro, un prima e un dopo; sono lo stadio di mezzo, il presente, dove non si lascia il passato e non si vede il futuro, dove si negano le scelte cristallizzate”. E’ questa una proposizione ambiziosa, che non so se i due pittori riusciranno a mantenere. In realtà i dipinti di Tognarelli appaiono più colti di quanto tale proposizione lascerebbe intendere: in “Geometrie di luce”, 2011, ad esempio, i richiami a tutta la linea di quella che ormai è la “tradizione del moderno” sono evidenti: dall’onirismo surrealista all’espressionismo astratto, i loro echi percorrono questo apparente disfarsi della forma nella pittura di Tognarelli, ove la linea sempre cerca la sintesi con il colore. Nei suoi dipinti Tognarelli anche quando si spinge apparentemente a far prevalere uno dei due elementi, con la linea in “Jazz 1” 2012, e il colore in “Triangolo verde” , 2011, cerca sempre una sintesi e tradisce l’antica ambizione della pittura, di mantenere ad ogni costo il principio fondante della composizione. Per ora il pittore mantiene sempre una fiducia di fondo nella pittura nonostante le dichiarazioni apparentemane apocalittiche del manifesto Transiti paralleli. Alla fine mi viene in mente che egli si trovi in quella condizione esemplarmente simboleggiata in un celebre dipinto di Paul Klee, “Il tappeto”, foglio a colori del 1940, in cui una composizione astratta di colori Rosso, Blu,verde e Indaco, appare sotto una griglia di sbarre nere: liberarsi del descrivere, che corrisponde poi alla figurazione, sembra facile. Tognarelli vi è riuscito ma il ricordo ogni tanto lo assale.
Marco Fagioli |